Gli hashtag sono ancora importanti?

Nel panorama digitale in continua evoluzione, è naturale chiedersi se alcuni strumenti storici del marketing sui social media abbiano ancora un valore reale.
Gli hashtag, nati su Twitter nel lontano 2007, sono da allora diventati una componente fondamentale del linguaggio social. Ma ad oggi gli hashtag servono ancora? O sono ormai archeologia informatica da mettere in un museo? La risposta potrebbe essere: l’hashtag è morto, viva l’hashtag! Di sicuro il loro ruolo è cambiato. Per capire perché, vanno analizzati come si sono evoluti, in che modo oggi influenzano le strategie di comunicazione online, e, infine, come usarli in modo efficace adesso.

Come sono nati e cresciuti gli hashtag

Gli hashtag furono introdotti come un modo semplice per raggruppare conversazioni simili. Bastava inserire il simbolo “#” davanti a una parola chiave per trasformarla in un link cliccabile, aggregando così tutti i post correlati. Col tempo, piattaforme come Instagram, Facebook, LinkedIn e TikTok hanno adottato e adattato il concetto di hashtag, rendendolo uno strumento fondamentale per aumentare la visibilità dei contenuti. Un buon hashtag permetteva di raggiungere nuovi pubblici, aumentare l’engagement e persino entrare nei “trending topic”.

Gli hashtag ad oggi: qual è la situazione?

Il panorama social è più affollato e complesso che mai. Algoritmi sempre più sofisticati, contenuti personalizzati, intelligenza artificiale e la crescente attenzione alla qualità dell’interazione hanno modificato profondamente il ruolo degli hashtag. Tuttavia, non sono scomparsi, ma sono diventati più strategici e mirati.
Ecco alcuni motivi per cui gli hashtag sono ancora importanti:

1. Funzionano come strumenti di categorizzazione
Le piattaforme social utilizzano ancora gli hashtag per catalogare i contenuti. Questo aiuta gli utenti a scoprire post su argomenti di loro interesse, anche se gli algoritmi ora fanno molto lavoro di “previsione” dei gusti senza bisogno esplicito di tag.
Su piattaforme come Instagram e TikTok, ad esempio, gli hashtag continuano a essere uno dei modi principali per esplorare nuovi contenuti, seguire tendenze o partecipare a conversazioni tematiche.

2. Aiutano nella scoperta organica
Con la concorrenza serrata e le strategie di advertising sempre più costose, la scoperta organica (cioè non a pagamento) è diventata una priorità per molti brand e creatori di contenuti. Un uso intelligente degli hashtag può ancora portare visualizzazioni extra, soprattutto se si scelgono hashtag di nicchia, poco saturi e molto pertinenti.
Non si tratta più di “riempire” un post con trenta hashtag popolari. La qualità batte la quantità, scegliere 3-5 hashtag molto mirati è spesso più efficace.

3. Rafforzano l’identità del brand
Molti brand oggi creano hashtag personalizzati. Si tratta di vere e proprie etichette che rappresentano una campagna, un evento o addirittura l’identità del marchio. Un esempio? Basta pensare a #JustDoIt di Nike, MyCalvins di Calvin Klein o #ShareACoke di Coca-Cola.
Questa tendenza continua, un hashtag brandizzato è un modo potente per stimolare la partecipazione degli utenti, creare community e raccogliere contenuti generati dal pubblico.

4. Hanno un impatto sul SEO dei social
La ricerca interna sui social network sta diventando sempre più sofisticata. TikTok, Instagram e LinkedIn, per esempio, sono ormai considerati veri e propri motori di ricerca, soprattutto tra i giovani.
Gli hashtag funzionano come parole chiave che aiutano i contenuti a essere trovati durante una ricerca interna. Ignorarli significa rinunciare a una preziosa opportunità di visibilità.

Come usare gli hashtag in modo efficace

Dato che il loro ruolo si è evoluto, è essenziale adattare anche il modo in cui si utilizzano. Ecco alcune best practice per sfruttare al meglio gli hashtag oggi:

1. Scegliere hashtag pertinenti e specifici
Non puntare solo su hashtag ultra popolari come #love o #happy, sono troppo saturi e il contenuto si perderà nella massa. Bisogna scegliere, invece, hashtag pertinenti per il post, il proprio settore e al pubblico target.
Ad esempio, per un negozio di abbigliamento ecosostenibile, si potrebbero usare hashtag come #ModaSostenibile2025 o #EcoFashionItalia.

2. Meno è meglio
Oggi è più efficace usare pochi hashtag, ma molto pensati. Su Instagram, ad esempio, si consigliano tra 3 e 5 hashtag per post.
Su LinkedIn, 3 sono l’ideale. TikTok si affida di più agli hashtag, ma favorisce quelli collegati alle tendenze in atto.

3. Creare e promuovere l’hashtag di brand
Per una campagna, un evento o anche solo una filosofia aziendale, andrebbe creato un hashtag proprietario, incentivando il pubblico a usarlo, magari con concorsi, giveaway o semplici inviti all’azione.

4. Monitorare e analizzare i risultati
Non limitarsi a usare gli hashtag in modo meccanico, ma monitorare le performance, quali portano più visualizzazioni? Quali attirano più interazioni? Strumenti di analisi interni alle piattaforme (come Instagram Insights o TikTok Analytics) e tool esterni (come Sprout Social o Hootsuite) possono aiutare a capire cosa funziona davvero.

30 hashtag? Grazie, ma no, grazie

Al momento il segreto del successo è quello di curare bene le parole utilizzate nei post, Instagram ha imparato a “leggere” quello che si scrive e va alla ricerca della parola chiave. Inserire 30 hashtag per ottenere like, non era utile in passato, lo è ancora meno oggi. Secondo recenti studi, infatti, hanno un effetto trascurabile o comunque minimo sull’engagement, per questo vanno usati con sempre più intelligenza e parsimonia.

Solo integrandoli con coerenza nei contenuti, gli hashtag continueranno a essere un alleato prezioso anche nell’era dei super algoritmi e dell’intelligenza artificiale. Per ora…

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