Sound branding, emozioni e identità sonora del brand
Nel panorama pubblicitario moderno, dove ogni marchio cerca di emergere in un mercato affollato, la musica ha assunto un ruolo strategico. In particolare, gli slogan musicali, conosciuti anche come jingle, rappresentano una forma potente di comunicazione pubblicitaria. Brevi, orecchiabili e incisivi, onomatopee, riescono a entrare nella memoria collettiva come pochi altri strumenti. Ma come nascono questi piccoli capolavori di sound branding? E perché funzionano così bene?
Come la musica costruisce l’identità del brand
Nel marketing contemporaneo, l’identità sonora è diventata tanto importante quanto il logo o i colori istituzionali. Questo approccio prende il nome di sound branding, una disciplina che studia come i suoni – musica, jingle, voci, effetti audio – possano veicolare i valori, la personalità e la promessa di un marchio.
Il sound branding non si limita a scegliere una canzone accattivante, si tratta di progettare un’identità sonora coerente e riconoscibile, capace di rafforzare il legame emotivo tra brand e consumatore.
Questo processo coinvolge diversi elementi:
- timbro e tono, la scelta di strumenti, armonie e ritmi che rispecchiano la “voce” del brand;
- contesto culturale, musica che risuona con il pubblico target, sia a livello emotivo sia socio-culturale;
- riconoscibilità, una melodia semplice e memorabile che può essere immediatamente associata al marchio.
Un esempio di sound branding iconico è il suono di avvio dei computer Apple, minimalista, elegante e futuristico, incarna perfettamente la filosofia dell’azienda.
Perché i jingle funzionano? La psicologia dietro la musica per spot pubblicitari
I jingle pubblicitari non sono solo canzoncine simpatiche. Dietro la loro apparente semplicità si cela una profonda conoscenza della psicologia cognitiva e musicale.
Ecco alcuni motivi per cui funzionano così bene.
1. Memorabilità
La combinazione di parole e musica aiuta il cervello a immagazzinare l’informazione in modo più efficace. Le melodie attivano aree specifiche della memoria uditiva e musicale, che sono particolarmente resistenti al tempo. È per questo che, anche dopo anni, possiamo canticchiare un jingle ascoltato da bambini.
“Le mucche fanno mu, ma una fa muu muu” [Cameo].
2. Associazione emotiva
La musica ha la capacità di evocare emozioni in modo diretto e immediato. Se un jingle riesce a suscitare un’emozione positiva, questa verrà inconsciamente associata al brand. Inoltre, i jingle spesso usano tonalità maggiori, ritmi veloci e testi ottimisti per generare sensazioni di allegria, sicurezza o fiducia.
“Quante cose al mondo puoi fare, costruire, inventare, ma trova un minuto per me” [Cedrata Tassoni].
3. Ripetizione e condizionamento
I jingle sfruttano il meccanismo della ripetizione per rafforzare l’associazione tra messaggio pubblicitario e brand. Questa tecnica è simile al condizionamento classico descritto da Pavlov, a forza di ascoltare la stessa melodia legata a un prodotto, il cervello inizia a collegare automaticamente i due elementi.
“Che stress, che stress, che stress tutto il giorno, ma Pompea no” [Pompea].
4. Attivazione multisensoriale
Un jingle può coinvolgere simultaneamente l’udito, la memoria, l’immaginazione e perfino il corpo, pensiamo a quelli che fanno venire voglia di ballare o canticchiare. Questo tipo di coinvolgimento multisensoriale aumenta la possibilità che il messaggio rimanga impresso.
“You’re perfect, now work it” [Apple AirPods, con Pedro Pascal].
I jingle impossibili da dimenticare
Alcuni jingle hanno attraversato generazioni e sono diventati parte integrante della cultura popolare. Alcuni esempi emblematici.
“I’m Lovin’ It” [McDonald’s]
Creato nel 2003 con la collaborazione di Pharrell Williams e interpretato inizialmente da Justin Timberlake, questo jingle è uno dei più riconoscibili al mondo. La semplicità del testo, unita a una melodia allegra e orecchiabile, ha reso “I’m Lovin’ It” un vero mantra del fast food.
“Vorrei cantare insieme a voi in magica armonia” [Coca-Cola]
È il celebre jingle degli anni ’80, versione italiana del famoso “I’d Like to Buy the World a Coke”. Coca-Coca augura buone feste con un brano che trasmette messaggi di pace, condivisione e unità, diventando non solo una pubblicità iconica, ma un vero inno generazionale. La melodia dolce e corale, unita al testo emozionale, ha rafforzato l’identità del brand come simbolo di convivialità e positività in tutto il mondo.
“Plop Plop, Fizz Fizz” [Alka-Seltzer]
Un jingle degli anni ’50, diventato iconico per la sua imitazione del suono effervescente della compressa nell’acqua. È stato uno dei primi esempi di come un suono realistico potesse rafforzare l’efficacia di uno slogan.
“Ta-ta-ta-tabù… anche biancooo ta-ta-ta-tabù” [Tabù Perfetti]
Il famoso spot delle caramelle Tabù, con il suo ritornello jazz diventato un tormentone negli anni ’80. Allegro e ripetitivo, ha reso il marchio immediatamente riconoscibile, legandolo a un’immagine giocosa e spensierata.
“Col sapor di cioccolato rende il latte prelibato!” [Nesquik]
In Italia, questo jingle è rimasto nelle orecchie di intere generazioni. La rima facile e la melodia giocosa si rivolgono ai bambini ma colpiscono anche gli adulti, legando il prodotto a un’immagine di allegria e spensieratezza.
Ma ci sono anche, “Crystal Ball se vuoi si attacca, non rompe niente e poi non macchia”, “Alle morbide Fruit Joy tu resistere non puoi…”, “Valfrutta, la natura di prima mano”.
Il mondo dei sound logo
Oltre ai jingle, un’altra potente arma del sound branding è il sound logo, una breve sequenza sonora che rappresenta l’identità del brand, come fa un logo visivo. Tra i più iconici il celebre “Tudum” di Netflix, introdotto nel 2015. Creato dal sound designer Lon Bender, questo suono – pensato per evocare l’inizio di una grande storia – è diventato talmente identificativo che ha dato il nome anche all’evento globale per i fan della piattaforma.
Altri sound logo famosi includono il “ta-daaa” a cinque note di Intel, sinonimo di affidabilità tecnologica, il battito profondo e metallico di THX “Deep Note”, simbolo della qualità audio nei cinema, il jingle ritmico di Windows 95, composto da Brian Eno e la già citata Apple.
La potenza invisibile dei suoni
I jingle sono molto più che semplici musichette, sono strumenti strategici di branding, capaci di attivare emozioni, stimolare la memoria e rafforzare l’identità di un’azienda. Nel nostro secolo saturo di stimoli visivi e testuali, la musica è uno dei canali comunicativi in grado di entrare direttamente nell’inconscio.
Che si tratti di cinque note sintetiche o di un intero motivetto cantato, il jingle ha il potere di trasformare uno spot qualunque in un’esperienza memorabile. E dietro ogni jingle efficace c’è una combinazione di creatività, psicologia e branding studiata nei minimi dettagli.
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